Ciclo di vita del prodotto: cosa s’intende per PLM?

25.10.2016 - Tempo di lettura: 4'
Ciclo di vita del prodotto: cosa s’intende per PLM?

Digitale significa tante cose per le aziende, prima tra tutte portare nelle organizzazioni un nuovo livello di tracciabilità e rintracciabilità delle informazioni.In questo contesto, il Ciclo di vita del prodotto o Product LifeCycle Management (PLM) è un approccio di tipo strategico che, utilizzando un insieme di soluzioni tecnologiche e metodologiche, aiuta le aziende a gestire un prodotto dalla sua ideazione alla sua estinzione (o al suo ricondizionamento). Ma non solo.

Dalla produzione alla distribuzione, introdurre un circolo virtuoso tale per cui la trasparenza gestionale diventa tale da consentire di progettare e realizzare prodotti che servono quando servono davvero, inaugura nuove economie di valore lungo tutta la supply chain, rendendola più veloce e funzionale.
Lo sa bene il mondo del fashion che, rispetto a tutto il mondo industriale, ha nel tempo forse il suo più grande avversario. Gestire una produzione progettata con larghissimo anticipo rispetto al reale andamento stagionale e sempre più caratterizzata dall’introduzione di microcollezioni che aiutano a ritargettizzare l’offerta in base all’andamento della domanda è una bella sfida.

Il tempo è tiranno, ma la tecnologia aiuta tantissimo nel ciclo di vita del prodotto

Uno dei più grossi problemi delle aziende, oggi, è il tempo. Essere veloci ed efficienti aiuta il business a battere la concorrenza ma nel fashion gestire i cicli della produzione è un’impresa impossibile senza l’uso di una serie di tecnologie. È per questo motivo che la gestione dei capi, degli accessori e dei coordinati nel mondo del fashion sempre più spesso passa dalle tecnologie di back end e di front end più innovative come l’identificazione univoca.

I vantaggi delle etichette intelligenti a supporto del PLM

Grazie alle etichette intelligenti, costituite da tag RFID (Radiofrequency Identification) associati ai cartellini, i brand riescono a tracciare e rintracciare i prodotti dalla fabbrica al punto vendita senza perdere più un capo.
La gestione degli inventari diventa immediata, liberando le risorse che possono seguire meglio la vendita, invece delle operation di routine: basta un lettore RFID e tutti i dati sono messi a sistema simultaneamente per le verifiche del caso, velocizzando il processo di riordino. È così che brand come Bottega Veneta, Fendi, Patrizia Pepe, LiuJo così come Zara o Decathlon evitano l’out of stock e, al contempo, risolvono l’antitaccheggio (l’antennina del tag fa suonare l’allarme se la procedura di pagamento non è stata risolta in cassa), potendo generare una forte call to action all’insegna della massima fidelizzazione.
I sensori, infatti, sono un po’ come la carta di identità del singolo prodotto, certificando la sua origine e la sua autenticità con una serie di informazioni di dettaglio. In questo modo i consumatori hanno la garanzia di aver acquistato un prodotto di marca e non un falso, potendo avere tutta l’assistenza post vendita necessaria, in caso di bisogno.
Sui cartellini, infatti, le stesse informazioni sono riportate tramite l’uso dei QR Code che permettono ai consumatori di accedere alle stesse informazioni a cui accedono i commessi con i loro portatili professionali.
Tutto questo, grazie alla massima integrazione delle informazioni, gestite attraverso piattaforme gestionali evolute che consentono di seguire l’andamento delle vendite, i picchi del traffico, i feed back rispetto a collezioni e micro-collezioni, aiutando i decisori aziendali a scegliere i prodotti che piacciono davvero.

Post realizzato in collaborazione con Digital4.biz

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